Un pregio, un difetto

Quasi coetanei, il signor Kenobi e io appartenevamo alla generazione per la quale l’informatica rappresentava una novità.
October 15, 2025
Quasi coetanei, il signor Kenobi e io appartenevamo alla generazione per la quale l’informatica rappresentava una novità. Ho appena scritto “informatica” e già mi rendo conto di quanto rapidamente sia invecchiata la parola. Nulla o quasi di quello che immaginavamo allora si è realizzato nella forma che ci eravamo augurati. Ci aspettavamo libertà e siamo finiti sotto controllo. Il signor Kenobi mi aveva messo in guardia già in uno dei nostri primi scambi di e-mail. A me sembrava una meraviglia, questo fatto di poter scrivere a qualcuno trascurando la complicazione di recapiti e indirizzi, buste respinte al mittente e affrancature errate. Lui, al contrario, ostentava prudenza.
Anche in seguito, appena si presentava l’occasione, aveva il vezzo di mostrarsi impacciato in materia di tecnologia: «Non tutti i giapponesi sono maghi del computer», scherzava, e anche questa – a ben vedere – è un’espressione molto datata. Non ho mai sospettato che fosse un depistaggio. Più mi incaponivo a magnificare i vantaggi del progresso, più il signor Kenobi faceva professione di scetticismo. «Lei parla volentieri del futuro – mi scrisse una volta –, ma il futuro è meno duraturo del passato. Il problema è che il pregio del passato corrisponde al difetto del futuro: né l’uno né l’altro sono il presente».

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