Su Sky “L’arte della gioia”: storia torbida e spregiudicata
Giorni fa, in un intervento sulla pagina delle lettere, il presidente del Forum delle Associazioni familiari, Adriano Bordignon, tornava sulla questione dei film non adatti a tutti, in particolare ai minori, riprendendo quanto in precedenza aveva scritto Stefania Garassini a proposito di The Brutalist. La questione si pone di fronte anche a serie tv come L’arte della gioia, che ha preso il via ieri sera con i primi due episodi su Sky Atlantic e Sky Cinema Uno. È vero che in questo caso parliamo di una piattaforma televisiva a pagamento, che avvisa quando i contenuti non sono adatti a un pubblico di una certa età e che in ogni caso si può attivare il cosiddetto parental control, ma è anche vero che spesso gli adulti non sono così accorti e che i ragazzi al contrario sono oggi nativi digitali tecnologicamente smaliziati. E poi, a dirla tutta, L’arte della gioia è un prodotto spregiudicato e controverso per tutti. La storia è quella di Modesta, una ragazza siciliana di umili origini, nata all’inizio del Novecento, che dopo la morte della madre e della sorella, viene accolta in un convento di suore e poi mandata presso una famiglia nobiliare. Modesta è la protagonista del voluminoso romanzo (800 pagine) di Goliarda Sapienza (1924-1996), rifiutato per quasi trent’anni da tutti gli editori italiani e poi pubblicato postumo in Francia. Già questo la dice lunga sui contenuti del libro (che poi sarebbe stato pubblicato anche in Italia da Einaudi) e di conseguenza della serie tv firmata da Valeria Golino. In effetti, soltanto nei primi due episodi assistiamo a un incesto, all’uccisione della madre e della sorella, al tentativo di suicidio, a rapporti morbosi all’interno di un convento, all’uccisione di una suora e all’insistenza sul diritto al piacere verso una felicità materiale prima ancora che immateriale da parte della protagonista, che attraverso continui flashback ripercorre la sua vita a partire dai traumi infantili, ma anche da una scoperta particolarmente precoce dell’attrazione fisica per entrambi i sessi. Di sicuro nella mente di Goliarda Sapienza (a cui Sky Arte ha dedicato anche un documentario in cui la scrittrice vanta tra l’altro un «rigore ateo»), Modesta, con il suo ribellarsi a ogni forma di autorità morale, rappresenta un esempio di anticonformismo e di emancipazione femminile. Però, per diventare a suo giudizio una donna libera e realizzata passa da prove assai discutibili che la serie tv non fa altro che amplificare lasciando poco spazio all’immaginazione. Discutibile anche il fatto che, sia pure con le varie cautele del caso, ovverosia con alcuni accorgimenti e soluzioni di montaggio, alla bambina che interpreta Modesta da piccola siano state fatte girare scene con vicino un uomo comunque nudo. Insomma, L’arte della gioia resta una rappresentazione torbida anche se in onda su una pay tv. © riproduzione riservata
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