Perché dirsi buongiorno?
Non esistono rilevazioni sull’argomento, ma tutti concordano sulla singolarità del fatto: accade solo in montagna di salutarsi quando ci si incontra, anche tra persone che non si conoscono e che probabilmente non si rivedranno. Non succede sulle strade delle città o in riva al mare - suonerebbe anzi come qualcosa di ridicolo - e invece risulta quasi naturale dire “buongiorno” a coloro che incontriamo percorrendo un sentiero in alta quota o passeggiando in un bosco. Non ci si è mai visti prima, eppure il saluto risulta un gesto spontaneo, qualcosa che avvertiamo come la cosa giusta da fare. Una formalità che ci costa poco? L’obbedienza a qualcosa che nasce dal cuore? Ignoro se a riguardo esista una spiegazione sociologica, ma ogni volta che ci torno - io, inguaribile cittadino - devo constatare che la montagna è un luogo speciale. Perché ci fa sentire parte di qualcosa di grande, perché rende familiare la bellezza che ci circonda, perché aiuta a vedere l’altro come qualcuno che condivide la medesima avventura di essere uomini, perché esprime una convivialità che in altri luoghi non si respira. La montagna unisce, è una palestra di umanità dove ognuno è accompagnato a trovare un senso. Salutarsi diventa quasi un gesto sacro. Forse è Dio che, in silenzio, ci ricorda qualcosa che abbiamo dimenticato: siamo creature. © riproduzione riservata
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