Madonna della bomba
Il 9 agosto di ottant’anni fa la seconda bomba atomica della storia, dopo quella lanciata tre giorni prima su Hiroshima, cadeva su Nagasaki, causando la morte di settantamila persone. Nella cattedrale di Hurakami, ricostruita dopo la tragedia nucleare, è conservata la testa di una statua della Madonna Assunta, scampata miracolosamente all’esplosione avvenuta a 500 metri di distanza. L’hanno chiamata Madonna della bomba. Venne ritrovata da un monaco trappista che due mesi dopo lo scoppio della bomba era andato a pregare tra le rovine della chiesa. Gli occhi si erano sciolti lasciando le orbite vuote e sul volto c’erano tracce delle bruciature, dolenti eredità di quel giorno. Il monaco la portò nella sua cella e per trent’anni pregò davanti a quell’immagine. Nel 1975 la consegnò al museo che era stato costruito in memoria della tragedia. Nel sessantesimo anniversario (2005) l’arcivescovo di Nagasaki, Joseph Mitsuaki Takami, dedicò una cappella alla Vergine bombardata di Nagasaki nella nuova cattedrale. Due anni fa, mentre mi trovavo nella cattedrale davanti a quel pezzo di statua, venni preso da un moto di commozione pensando alla distruzione cieca che ogni guerra porta con sé, e a quale misterioso disegno avesse permesso la sopravvivenza di quel volto, per tanti giapponesi segno di ciò che era divenuto il fondamento della ricostruzione e alimentava la speranza di un popolo. © riproduzione riservata
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