Conservata in questa notte
Dolori in tutto il corpo, respiro affannoso, 42 di febbre. Al pronto soccorso l’ecografia evidenzia una massa di 12 centimetri nell’addome. La diagnosi è pesante: sepsi, infezione del sangue diffusa, paziente inoperabile in quelle condizioni, pericolo di morte. Ornella, 40 anni, trascorre una notte d’inferno nella stanza d’ospedale. Al mattino viene svegliata da queste parole diffuse dall’altoparlante: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni di questa giornata, fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà e per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari». “Ti adoro”: una preghiera della tradizione cattolica che ormai non viene più insegnata neppure al catechismo. L’aveva imparata da bambina, se la ricordava a malapena, sotterrata com’era da una vita che si era progressivamente allontanata dalla fede. Ma quella mattina le era tornata alla mente, come se fosse stata fatta proprio per lei… “conservata in questa notte”. Da allora Ornella ha affrontato la vita con la certezza che Qualcuno veglia su di lei. E quando, dopo settimane di cure, è entrata in sala operatoria, ha visto l’immagine di Gesù e si è attaccata alla sua veste. Certa che non l’avrebbe lasciata sola. © riproduzione riservata
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