Vino in abbondanza. Ma non basta

September 13, 2025
I tecnici lo sapevano già: la vendemmia di quest’anno – nonostante il clima non sempre favorevole e comunque bizzoso – volge all’abbondanza e alla più che buona qualità, ma complicherà la vita dei produttori. Perché è vero che il vino italiano continua ad essere il migliore al mondo; ed è pur vero che diamo del filo da torcere su tutti i mercati ai nostri più diretti concorrenti. Ma è anche vero che nelle cantine nazionali di bottiglie invendute ve ne sono davvero troppe. Già questo basterebbe per guastare molti brindisi, se poi si aggiungono i problemi collegati alle politiche commerciali internazionali (e cioè sostanzialmente ai dazi imposti dall’Amministrazione Trump), si capisce bene perché il momento che attraverso la vitivinicoltura forse più prestigiosa del Pianeta sia di quelli davvero complessi. Vendemmia 2025, dunque. Che «dovrebbe raggiungere i 47,4 milioni di ettolitri, con uve in salute che promettono un’annata molto buona o ottima in quasi tutte le aree e con punte di eccellenza». Lo ha rilevato l’indagine congiunta di Assoenologi, Unione italiana vini (Uiv) e Ismea insieme al ministero dell’Agricoltura e agli assessorati regionali. Oltre al numero assoluto (stimato) ciò che conta sono le percentuali. La produzione dovrebbe registrare un incremento dell’8 per cento rispetto alla scorsa campagna. A spingere la crescita è sicuramente il Sud (+19 per cento). Aumenta la produzione, anche se in modo più contenuto, anche al Nord. Negativo, infine, il segno del Centro (-3 per cento) con il tracollo del 13 per cento registrato dalla Toscana. In ogni caso, l’Italia è in prima fila nell’ambito della produzione europea: molto più avanti della Francia (che si ferma a 37,4 milioni di ettolitri) e della Spagna (36,8 milioni di ettolitri). Ma, come si diceva all’inizio, il problema non è il primato in termini quantitativi e neppure qualitativi. Il vino italiano buono e ottimo c’è sempre. Il fatto è che, intanto, il mercato è cambiato sia in termini di propensione al consumo che in termini di regole. Ed è proprio attorno a questi due temi che ruotano tutti i commenti degli esperti e soprattutto dei produttori. Così, mentre Assoenologi sottolinea la qualità dei vini come elemento «decisivo» per affrontare il «momento complesso del settore», Uiv non ha timore di dire: «Anche il buono, se è troppo, fa perdere valore al comparto. Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione». Il vino di questa vendemmia, infatti, si aggiunge ai circa 37 milioni di ettolitri invenduti che sono nelle cantine italiane. Sulla stessa linea Agenzia Ice che sottolinea il mercato saturo e l’effetto dei dazi Usa. Di fronte a tutto questo, il sistema vitivinicolo nazionale sembra avere le idee chiare. Da una parte, come dice Uiv, è necessario rivedere gli schemi produttivi, a partire dall’impianto legislativo, pensando anche ad un contenimento delle produzioni; dall’altra, occorre, come spiegano gli enologi, continuare a lavorare sulla qualità; dall’altra ancora, come ricorda l’Ice, è necessario insistere sulla promozione a livello internazionale delle nostre etichette. Rimane in ogni caso una verità incontestabile: avere buon vino nelle botti non basta più. © riproduzione riservata

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