Quell’inganno del miele bio
di Andrea Zaghi
Biologico di successo, anche se falso. Non è la prima volta che accade, ma che il mercato dei falsi alimentari, in questo caso biologici, abbia coinvolto il miele lascia davvero l’amaro in bocca. E ripropone il tema dei controlli e delle certificazioni. A tirar in ballo il miele nel mercato dei “falsi agroalimentari” sono stati i Carabinieri per la Tutela Agroalimentare di Verona e Firenze che hanno denunciato qualche giorno fa due persone che sarebbero responsabili di frode e di introduzione in Italia e commercio di prodotti con “segni falsi”. Detto in altri termini, le forze dell’ordine hanno scoperto e sequestrato 2,8 tonnellate di miele etichettato come biologico ma in realtà prodotto con metodi convenzionali, detenuto da una ditta italiana e provenienti da un’azienda dell’Est Europa (Romania probabilmente) che si occupava della produzione e confezionamento. Tra il 2024 e il 2025 gli stessi avrebbero venduto 750 chilogrammi di miele falsamente etichettato come biologico. Ma come fare per addolcire questo miele così amaro? Certamente continuare con i controlli severi (che ci sono), ai quali aggiungere la creazione – come chiedono un po’ tutti i produttori – di un “marchio biologico italiano”; e poi porre una maggior cura nell’informazione e sostegni alla certificazione del prodotto.
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