Latte e formaggi italiani conquistano il mondo

July 12, 2025
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on solo vino ma anche latte. Italiano, naturalmente. Tra i primati agroalimentari nazionali nel mondo, infatti, d’ora in avanti sarà possibile annoverare anche i prodotti lattiero-caseari. Lo dice l’Ismea – che ha tra i suoi compiti pure quello di monitorare i mercati – che nel suo ultimo rapporto sul comparto ha indicato come l’Italia nel 2024 sia diventata il secondo esportatore al mondo in valore di formaggi e latticini, dietro Germania e davanti a Paesi Bassi e Francia, con un record di oltre 5,4 miliardi di euro a fronte di 658mila tonnellate di prodotto. Grande risultato per un settore da sempre complesso e contrastato, forte di una grande qualità ma anche soggetto periodicamente a grandi scontri tra allevatori e trasformatori. Qualche preoccupazione però non manca. Molto bene le esportazioni, i consumi interni e la dinamica dei prezzi all’origine, qualche segnale di rallentamento, invece, viene registrato per la produzione. «A livello europeo – dice ancora l’Ismea – nei primi quattro mesi del 2025 la produzione di latte vaccino ha registrato una contrazione dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024, con cali riscontrati in Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna. I prezzi alla stalla si mantengono elevati (+15,4% su base annua). E anche in Italia, dopo la crescita del 2024 (+1,9%), la produzione ha subito una flessione dell’1% nel primo quadrimestre 2025». Ancora l’Istituto segnala come nei primi cinque mesi del 2025 i prezzi del latte alla stalla siano aumentati mediamente del 16%, sostenuti da quelli di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Bene anche in consumi. Per quelli “domestici” nel periodo gennaio-aprile 2025 la spesa delle famiglie è aumentata del 7,7% (per merito di formaggi e yogurt). Circa i mercati internazionali, come si è detto, abbiamo fatto passi da gigante: ancora nei primi tre mesi di quest’anno le vendite sono aumentate del +13,8% in valore e +3,4% in volume. E il futuro? Stando alle rilevazioni Ismea, c’è «una maggiore fiducia tra gli allevatori, sostenuta dalla dinamica dei prezzi; più cauta invece l’industria di trasformazione, che segnala un lieve calo degli ordini e preoccupazioni legate alla domanda estera e al contesto geopolitico». E, in effetti, il problema è proprio quello: la grande espansione dell’export è dovuta in particolare alle vendite verso USA e Regno Unito. C’è da chiedersi cosa potrà accadere adesso. © riproduzione riservata

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