Aumentano le insidie sull’ortofrutta italiano

February 8, 2025
«I
l rischio è che salti il sistema di sicurezza alimentare del Paese». La frase è di Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, che qualche giorno fa è intervenuto nell’ambito di Fruitlogistica di Berlino una delle più importanti manifestazioni del comparto agroalimentare in Europa. Affermazione “ad effetto” ma non certo priva di fondamento, quella di Gardini, e che descrive bene il clima che sta vivendo l’agricoltura e in particolare l’ortofrutticoltura. Una condizione
apparsa evidente proprio a Berlino, tradizionale vetrina del meglio della produzione italiana. Gardini ha elencato le cause di questa «tempesta perfetta»: inasprimento delle regole comunitarie, scarsa capacità di comprendere cosa sono gli agrofarmaci e gli effetti del cambiamento climatico che hanno falcidiato le produzioni agricole. Secondo Confcooperative «abbiamo perso il 20% della nostra produzione con punte drammatiche del 50% per le pere». Con un orizzonte che si sta profilando sempre più chiaramente: rischiamo di «passare da Paese che esporta la qualità a paese che sarà costretto ad importare sulle nostre tavole produzioni non controllate provenienti da Asia o Mercosur». Un quadro condiviso da tutti gli attori della filiera. Anche se ad oggi le esportazioni ortofrutticole nostrane cercano comunque di farsi valere. Lo conferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «Quest’anno abbiamo raggiunto i 12,5 miliardi di export ortofrutticolo tra fresco e trasformato, ma servono misure strutturali per sostenere i nostri produttori. Oggi il problema numero uno è riuscire a realizzare il potenziamento produttivo delle singole colture, ancora prima che vendere». © riproduzione riservata

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