domenica 27 marzo 2005
Affrettati a vivere bene e pensa che ogni giorno è in sé stesso una vita. Non amare né odiare la vita; ma quella che vivi, vivila bene. Vivi come desidererai di aver vissuto quando sarai sul letto di morte. S'intitola semplicemente Life, "vita", ed è uno dei tanti tascabili presenti nelle edicole degli aeroporti internazionali. Non ricordo più dove l'abbia trovato: lo riprendo tra le mani per cercarvi uno spunto in questa giornata di vita e di luce, la Pasqua di Cristo. Il libretto è costruito tutto su citazioni. Ne ho inanellate tre. La prima è del filosofo latino pagano Seneca, caro anche alle prime generazioni cristiane. Bellissima è la sua intuizione sul fatto che «ogni giorno è in se stesso una vita». Non è lecito sciupare ogni frammento dell'esistenza perché in esso si annida sempre un senso da scoprire, un seme da far fiorire, una scintilla di luce da far brillare. Seneca e il famoso poeta inglese del Seicento John Milton, autore della seconda frase, tratta dal suo capolavoro Il Paradiso perduto, ci ricordano poi che non basta vivere, bisogna «vivere bene». Il dono del tempo per l'uomo non è neutro ma è segnato dalla moralità: sta a noi quale sigillo imprimervi, se quello dell'amore o dell'odio, del bene o del male, del vero o del falso, del giusto o del perverso. Ed eccoci all'estuario della vita, la morte. A quel momento ci rimanda la terza citazione dello scrittore tedesco del Settecento, Christian Gellert, autore anche di inni sacri. In quell'istante supremo certamente vorremmo mutare tante nostre scelte del passato: e allora perché non cambiare ora, in corso d'opera, per evitare poi rimpianti?
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