martedì 22 marzo 2005
Il cielo è, sopra il tetto,/ così azzurro, così calmo!/ Un albero, oltre il tetto,/ culla i suoi rami./ La campana, nel cielo visibile,/ rintocca dolcemente./ Un uccello sull'albero visibile/ canta il suo lamento./ Mio Dio, mio Dio, la vita è là/ semplice e tranquilla"/ Che hai fatto, tu che qui/ piangi senza tregua,/ dimmi che hai fatto, tu/ della tua giovinezza? Ieri è iniziata la primavera astronomica: la vogliamo evocare attraverso questi versi "romantici" di Paul Verlaine, grande poeta francese dell'Ottocento. Purtroppo, presi come siamo dalle cose, non alziamo più il capo verso il cielo azzurro, non sostiamo davanti al germogliare di un albero, non abbiamo orecchi aperti al canto di un uccello o al suono di una campana. Soprattutto non siamo più capaci di condurre una «vita semplice e tranquilla», tesi come siamo tra impegni, viaggi, distrazioni, avventure. Ecco, il quieto e costante ritorno delle stagioni, il flusso pacato del tempo, il fremere sereno della natura ci è ormai estraneo. Diventiamo sempre più complicati ed esigenti, pretenziosi e insoddisfatti e alla fine ci domandiamo, come il poeta: «Che hai fatto della tua giovinezza?». Dove sono andati a finire i progetti e le speranze? Che cosa è rimasto della limpidità e della freschezza interiore che allora rendeva lo spirito lieve e gioioso? La primavera, che è la stagione del Cantico dei cantici, ci riporta alla bellezza, all'amore, alla dolcezza, alla semplicità delle cose vere. Sarebbe bello per tutti avere come motto ideale per un'esistenza autentica il detto dello scrittore inglese William Wordsworth: «Vivere con semplicità e pensare e amare con grandezza».
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