mercoledì 27 settembre 2006
La violenza di chi usa le armi è condannata, quella di chi le fabbrica passa inosservata.La non violenza non è una giustificazione del codardo. È, invece, la suprema virtù del coraggioso.Non c"era bisogno di Benedetto Croce " che, comunque, ha fatto bene a scrivere questa frase " per riconoscere che «la violenza non è forza ma debolezza». Vorrei oggi riproporre sulla scia di questa verità psicologica e operativa una riflessione sulla vergogna della violenza, da chiunque essa provenga, sia individuo sia Stato, sia persona colta sia invece un soggetto rozzo. E lo faccio con due battute illuminanti. La prima, del filosofo antifascista triestino Mario Hrvat (1910-1948), coglie una delle tante ipocrisie della società moderna: si è pronti a tuonare contro il sangue versato in guerra e si ha il conto in banche che foraggiano l"industria degli armamenti o si passa sopra al fatto che i conflitti del Terzo Mondo sono sostenuti dalla produzione massiccia di armi dei Paesi occidentali.Ma è Gandhi con la seconda citazione a colpire un"altra ipocrisia. Molti usano bollare " facendo di ogni erba un fascio " chi si impegna per la pace e la non violenza con un aggettivo, «codardo». Certo, c"è chi ciancia solo a parole su temi sacri come questi; ma guai a ritenere che la baldanza, il valore, il fegato, l"ardimento sono appannaggio di chi adotta la forza e ritenere pauroso, vigliacco, pavido e pusillanime chi si impegna incessantemente per la pace, il rispetto, l"intesa, la concordia. La vera grandezza e l"autentico coraggio è di chi sa spezzare col perdono la catena della violenza.
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