Una famiglia abbattuta che ora vuole rialzarsi
domenica 7 dicembre 2014
La lettera arriva da Roma, e racconta di una vita arrivata a un vicolo cieco. Marito 60enne e moglie poco meno; lui ha dovuto chiudere l'attività in proprio, lei licenziata nel 2008 per chiusura della ditta. Ora si trovano senza prospettive, senza entrate, sfrattati e con loro c'è anche una figlia disoccupata e in preda alla depressione. Vivono tutti dentro un'auto «che ancora non ho finito di pagare, tra l'altro», commenta amaramente il signor S.P. «Sotto i ponti! Abbiamo paura! Non abbiamo più nulla! Perso tutto!», scrive e quasi singhiozza in un altro passaggio della lettera. «Stiamo facendo la fame, dato che soldi non ne abbiamo, né per fare la spesa. Viviamo di angoscia, ansia, paura, tristezza... Oltre a non sentirci bene, non riusciamo nemmeno più a dormire. Ormai ci sentiamo inutili, umiliati, privati della nostra dignità, delle nullità». Il sacerdote romano che ha segnalato a "La voce di chi non ha voce" questa tristissima vicenda parla di una «famiglia abbattuta, ma che vuole rialzarsi, camminare verso un futuro possibile...». Chi vuole aiutare il signor S.P. e la sua famiglia sfortunata può versare anche un piccolo contributo sul ccp 15596208 intestato ad Avvenire, "La voce di chi non ha voce", P.zza Carbonari 3, Milano. Gli assegni devono essere intestati ad Avvenire, "La voce di chi non ha voce". Si può anche effettuare un bonifico a favore di Avvenire, "La voce di chi non ha voce", conto n. 12201 Banca Popolare di Milano, ag. 26, cod. IBAN IT 65 P0558401626000000012201.
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