Una città non vale l'altra, dice Walzer
venerdì 22 novembre 2019
L'ultimo numero del mensile Unacittà si apre con un lungo intervento di Michael Walzer, noto sociologo e filosofo della politica. Il titolo italiano è Racconto di due città e riguarda le ragioni per cui la sinistra, in America e altrove, ha perso parte notevole del suo elettorato tradizionale. Le due città sono quella in cui Wwalzer è cresciuto, Johnstown in Pennsylvania, e quella in cui insegna, Princeton nel New Jersey. Due realtà, dunque, di cui lo studioso ha esperienza diretta e questo segnala una sua caratteristica di metodo: partire dal concreto di comunità particolari per arrivare con prudenza empirica a conclusioni più generali, ma non astrattamente teoriche. Walzer riconosce l'importanza di certi valori di moralità democratica, ma è sempre attento a misurare e valutare diritti, doveri e sensibilità di ceti, gruppi e classi nel corso di mutamenti economici, culturali, politici. Il punto centrale intorno è naturalmente il perché città operaie come Johnstown, che votavano per i democratici, hanno poi votato per Trump, mentre una città borghese e intellettuale come Princeton vota oggi all'80% per il Partito democratico. La svolta a destra, dice Walzer, viene da lontano, inizia dopo il crollo, intorno al 1975, del radicalismo degli anni Sessanta, quando i pacifisti cominciarono a perdere il sostegno degli operai secondo i quali bisognava «difendere i nostri soldati» impegnati all'estero e essere duri con i nemici degli Stati Uniti. Le politiche di sinistra si sono impegnate soprattutto per l'inclusione delle minoranze e per la difesa di identità particolaristiche, trascurando la politica estera e il contesto internazionale da cui venivano minacce alla sicurezza e al benessere della nazione. La sinistra non è riuscita a impedire la crescita delle disuguaglianze sociali e in più ha ignorato la sensibilità patriottica e l'avversione per coloro che criticano la famiglia tradizionale. In ogni società, secondo le circostanze, convivono o si alternano sensibilità comunitaria e difesa della libertà individuale, problemi di lavoro e di identità, patriottismo e umanitarismo, pacifismo e paura di aggressioni esterne, orgoglio di classe e bisogno di valori condivisi, richiesta di presenza dello Stato ma anche di spontaneità sociale. Questo groviglio caotico si proietta elettoralmente nella sfera politica. Ma ciò che più conta è la capacità di un tessuto sociale e politico di tenere sotto controllo tutto ciò che porta a umiliare, opprimere e discriminare persone e gruppi.
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