Un bel Kroos al calcio vero Lo Cicero piange l'asinella d'oro
domenica 15 novembre 2020
Dopo l'imperdibile amichevole della Nazionale dei sopravvissuti al Covid, Italia–Estonia, con doppietta volatile di Grifo, oltre al match di oggi dei reduci azzurri contro la Polonia del Pallone d'Oro morale Lewandowski, la febbre a 90' del sabato sera di Nations League contemplava match da “brivido”: San Marino–Gibilterra; Malta–Andorra; Cipro–Lussemburgo e Lettonia–Fær Øer. A un tabellone del genere ci siamo chiesti: forse anche la Nazionale degli Attori fondata da Pasolini o quella degli scrittori, l'Osvaldo Soriano Football Club, potrebbero chiedere alla Uefa l'ammissione d'ufficio? Giriamo la palla matta a chi in campo ci va, e con tanto di gloriosa maglia del Real Madrid, Toni Kroos. Il nazionale tedesco campione del mondo nel 2014, entra a piedi uniti sulla tanto dibattuta “rifondazione” delle Coppe con l'introduzione della Super League Europea. Ipotesi che, da 30enne saggio del pallone, Kroos rifiuta categoricamente e felicemente, assieme a suo fratello Felix, socio di social. «Tornei come la Nations League o il piano per espandere il Mondiale per Club, sono progettati per risucchiare tutto finanziariamente, ovviamente anche fisicamente, da ciascuno dei giocatori – sottolinea “Toni e fulmini” – . Rispetto alle cose nuove che vengono inventate, in un certo senso siamo solo burattini della Fifa e della Uefa». Un magnifico Kroos per chi ha nella testa e nel cuore – come noi – il calcio di tradizione. Quelli che rimpiangono ancora la Coppa delle Coppe, epurata per far spazio alla labirintica e “all inclusive” Europa League, in cui almeno hanno diritto di cittadinanza i piccoli club, anche se troppi. Ma da troppi all'azzeramento delle nobili provinciali europee, sarebbe lo scenario prospettato da chi ha in mente il gigantismo della Super League: un torneo di élite, ad esclusiva dei top club miliardari. Ergo, per restare a casa nostra, assisteremmo alla cancellazione dalla Champions di tutte le favole modello Atalanta. «È bello lasciare le cose come stanno, quando stanno bene», sentenzia Kroos che, alla metamorfosi ordita dai plenipotenziari di Fifa e Uefa, preferisce la lettura de Le Metamorfosi di Apuleio o L'Asino d'oro. Aveva il cuore d'oro anche Zaira, l'asinella dell'ex azzurro del rugby Andrea Lo Cicero che, in lacrime, ha denunciato su Facebook la barbara uccisione di quella tenera creatura che considerava come una «figlia». Zaira, prima che l'anziano cacciatore folle la freddasse con una fucilata assassina, viveva beata nella fattoria “La Terra dei Bambini”. La onlus, creata a Nepi, per i bimbi disabili dal suo padrone, uomo dal cuore altrettanto d'oro, ma lacerato. «Zaira mi è morta tra le braccia, senza che potessi far niente», si dispera il vecchio pilone azzurro, avvezzo alle mischie e le battaglie più dure del 6 Nazioni, ora ko. Lo Cicero è ferito a morte, come la sua asinella, per colpa della violenza gratuita di un 77enne, al quale è permesso di girare armato e di sparare a qualsiasi cosa si muova. Ma del resto Apuleio ce lo aveva detto: «La demenza non può riconoscere sé stessa, nello stesso modo con cui la cecità non può vedersi».
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