“Tutto per mio figlio” Il coraggio di Peppino
mercoledì 9 novembre 2022
«Pesconormanno, Caserta - 1996»: l’ambientazione e la data che compaiono in sovrimpressione sulla prima inquadratura del film per la tv Tutto per mio figlio (Rai 1, lunedì) sono importanti. Siamo in Campania, in un territorio dove le organizzazioni criminali dettano legge, ma è pur sempre passato un quarto di secolo, il che significa che quello che è successo allora era rivoluzionario per l’epoca e che ora le cose sono cambiate. Almeno questo è quello che sostiene il film diretto da Umberto Marino che nel finale propone un’altra didascalia («Pesconormanno, oggi») sullo sfondo di una villa confiscata alla camorra. In quanto alla vicenda, Tutto per mio figlio racconta, ispirandosi alla realtà, la storia di Raffaele Acampora (interpretato da Giuseppe Zeno), un allevatore e venditore ambulante, sposato e padre di quattro figli, che fonda un sindacato per difendere chi come lui «fa i mercati» ed è costretto a pagare il pizzo alla malavita locale. Pur sapendo di rischiare la vita, Raffaele collabora con polizia e magistratura, denuncia i camorristi, non indietreggia, tira dritto per senso di giustizia, ma anche per essere di esempio al figlio più grande, il quattordicenne Peppino, che ancora non sembra trovare la sua strada. Raffaele sarà ucciso, ma il figlio porterà avanti la sua battaglia presentandosi in pubblico, uomo ormai maturo, per invitare a non credere che le cose restano sempre uguali: «Le morti di questi eroi, ma soprattutto le loro vite cambiano le cose, quelle piccole e quelle grandi». Da qui la dedica, prima dei titoli di coda, «a tutte le persone comuni che hanno sacrificato la loro vita per difendere la legalità». Intento, dunque, più che lodevole per un film con qualche limite nella caratterizzazione dei personaggi e forse nel complesso un po’ troppo didascalico. © riproduzione riservata
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