venerdì 8 aprile 2005
E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina/ si riuniscono i cardinali -/ una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno"/ La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore:/ Tu es Petrus - udì Simone, il figlio di Giona./ «A te consegnerò le chiavi del Regno»"/ Era così nell'agosto e poi nell'ottobre,/ del memorabile anno dei due conclavi,/ e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza/ dopo la mia morte. Mentre le spoglie terrene di Giovanni Paolo II ricevono il saluto della Chiesa e dei popoli e la preghiera si fa veramente universale, noi ritorniamo a quei versi che egli aveva scritto nel 2003 nell'opera poetica Trittico romano. Egli evocava quel lontano 1978, il «memorabile anno dei due conclavi»: là, sotto il gigantesco Cristo di Michelangelo e la tenera e quasi timida Vergine Madre, egli aveva pronunziato quell'accettazione che avrebbe cambiato, certo, la sua vita ma che soprattutto avrebbe profondamente inciso in quella della Chiesa e della stessa storia mondiale. Senza imbarazzo, con la serenità della fede, egli aveva già guardato anche a questo giorno, quello della sua morte. Anzi, aveva immaginato di seguire, stando ormai nella casa del Padre divino, la vicenda della successione apostolica, segno della Chiesa che continua il suo pellegrinaggio nel tempo e nello spazio. Ecco, allora, che risuonano quelle parole di Cristo che incombevano scritte o cantate su di lui nella Basilica vaticana tutte le volte che in essa celebrava: Tu es Petrus. È il messaggio di fiducia rivolto alla Chiesa che naviga attraverso i secoli, superando bufere e valicando nuovi mari. A noi il Papa continua a ripetere di "non aver paura" e di seguire - come un giorno aveva detto - «Cristo via principale della Chiesa, ma che è anche la via di ciascun uomo».
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