sabato 25 maggio 2019
La storia deve essere ricercata anche sulle bancarelle dell'usato, nei depositi degli antiquari e nei mercati. Lì ci rendiamo conto che essa è un cumulo di precari vestigi destinati al passaggio, alla dispersione e al recupero. La storia la si cattura (o ci dà l'illusione di lasciarsi catturare) in queste sequenze polverose di libri che appartennero a qualcuno; negli oggetti esausti, ma che segnalano ancora un'intimità; nelle carte in disordine che mescolano lettere intime e ricevute burocratiche, immagini, pezzi sparsi e fantasmagorie.
È che noi umani moriamo più volte. Alla nostra morte si somma l'altra che accade quando le case vengono svuotate, le biblioteche inscatolate, i cassetti rovesciati senza pudore, poiché la vita ha l'ansia di ricominciare da capo. Ciò che noi lasciamo è anche questo genere di spoglie che sono sempre a un passo dall'essere reinterpretate come tesori o come spazzatura. Per questo l'anima e le viscere della storia sono esposte sui banchi di questi mercati di anticaglie e cose effimere, dove le città indirizzano la quotidiana discarica che esse fanno delle nostre storie. Sono i piccoli paradisi dei bibliofili, dei collezionisti di cose bizzarre, dei viaggiatori che di proposito vanno in cerca di ciò che è insignificante per portarlo con sé. Sono come i geologhi del tempo.
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