giovedì 29 novembre 2007
A partire da questa settimana il commento al Vangelo della domenica non viene più pubblicato il sabato ma è anticipato al giovedì. Con l'inizio del nuovo anno liturgico diamo il nostro bentornato a padre Ermes Ronchi che ci accompagnerà " come già fece negli anni passati " nel viaggio alla «scoperta» della Scrittura.

I Domenica di Avvento
Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate il Figlio dell'uomo verrà».

«E non si accorsero di nulla». Vivevano senza profezia e senza mistero, gli uomini ai tempi di Noè, «mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito».
Nulla di male, è la vita semplice, è semplicemente vivere, tentando di rispondere alla comune domanda di felicità. Infatti Gesù non denuncia ingiustizie, eccessi o vizi, racconta però una esistenza solo quotidiana, un quotidiano senza rivelazione: per questo «non si accorsero di nulla». Invece «ha fede " scrive Bernanos " chi ha scoperto la carica di rivelazione del quotidiano, l'epifania racchiusa nell'istante».
I giorni di Noè sono i miei giorni, quando mi aggrappo solo all'elenco elementare dei bisogni e non so più sognare; quando mi accontento della superficie delle cose e non mi accorgo più che il segreto della mia vita è oltre me.
I giorni di Noè sono i nostri giorni, quando plachiamo la nostra fame di cielo con larghe sorsate di terra, e non ci accorgiamo che l'istante si apre sull'eterno.
Il tempo d'Avvento ci prepara a dare respiro alla vita. Non a privarci del gusto di vivere proprio dei giorni di Noè, ma a mantenerlo aperto. Tutto intorno a me dice: «Prendi ciò che ti piace; sii più forte, più furbo degli altri». E Gesù a ripetere: «Non vivere senza mistero».
Rosmini morendo affidava a Manzoni, come sintesi di una vita grande, le tre parole del suo testamento spirituale: tacere, adorare, godere. Tacere, non per amore del silenzio, ma per amore della sua Parola. Adorare, per aprire varchi al Signore nel cielo chiuso dei giorni. Godere, perché la bella notizia del Vangelo ci assicura che la vita è, e non può che essere, una continua ricerca di felicità.
Sono tre parole per il tempo dell'Avvento, per ogni tempo di chiunque attenda qualcosa.
«Due uomini saranno nel campo, uno sarà preso e l'altro lasciato... perciò anche voi state pronti». Sui campi della vita uno vive in modo adulto, uno infantile; uno vive ponendosi la domanda di Dio, uno no; uno vive sull'orlo dell'infinito, uno dentro il circuito breve della sua pelle. Tra questi due, uno solo è pronto all'incontro. Uno solo sta sulla soglia, a vegliare sui germogli che nascono. L'altro «non si accorge di nulla». Uno solo sentirà le onde dell'infinito che vengono a infrangersi, quotidianamente, sul promontorio della sua vita, come appello a salpare.
(Letture: Isaia 2,1-5; Salmo 121; Romani 13,11-14; Matteo 24,37-44).
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