venerdì 16 giugno 2017
Come qualcuno ha detto, se conosci il Sud lo ami, e se lo ami lo conosci. Mi incavolo quando la nostra politica centro-nordica dimostra di non conoscere affatto il Mezzogiorno e lo abbandona alla corruzione del caciccato compra-voti. E quando serve, il coniglio nel cappello è sempre quello: il Ponte sullo Stretto.
Amo il Sud, scendo ogni volta che posso, mi perdo guidando nelle campagne riarse, tra i carrubeti e i muretti a secco, sulle costiere o nei boschi fitti della Calabria. Ho sempre pensato che finché il Sud non decollerà sarà difficile che questo nostro strano Paese, tenuto insieme con la colla, possa volare come tutti spereremmo. Ma servono due velocità, e non nel senso dell'Europa di Frau Merkel. La dolcezza di quei ritmi, la controra, il tempo lento delle relazioni: è questo che cerchiamo e che troviamo giù, e non va perduto. Ma un'ora di coda all'aeroporto di Catania per avere l'auto prenotata – non risulta, il computer non va, la collega in pausa pranzo etc. –: ecco, questo no, non lo cerchiamo.
Quando si tratta di servizi e della risorsa preziosa del turismo – sono ancora lì, immote e surreali le vestigia del sogno industriale: le ciminiere di Augusta, il porto di Gioia Tauro –, allora il tempo deve essere un altro.
P.s. So che gli amici del Sud sopportano ben altri disagi quotidiani. Quello dell'auto era solo un esempio. Stiano certi del mio amore.
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