martedì 2 settembre 2003
Sì come il mangiare senza voglia diventa dannoso alla salute, così lo studio senza desiderio guasta la memoria e non ritien cosa che la pigli. Una considerazione sullo studio all'aprirsi del mese che segna l'avvio dell'anno scolastico. La scelgo dagli appunti letterari di Leonardo da Vinci del quale ho l'onore di custodire alla Biblioteca Ambrosiana il Codice Atlantico, cioè la maggior raccolta di disegni, note e schizzi del genio toscano. La sua osservazione è molto realistica e ne fanno esperienza non rara molti genitori che, pur avendo figli di buona o discreta intelligenza, non ne ricavano nulla a causa della svogliatezza che s'attacca alle loro creature come un'edera fastidiosa. Certo, talora la genesi di questa apatia è nella stessa scuola che offre un insegnamento trasandato, privo di passione e mordente, con talora programmi insoddisfacenti e insegnanti magari demotivati o persino didatticamente impreparati. Ma quella negligenza che sfocia in disinteresse e ignavia è spesso ben più radicata e radicale. Nasce da una esistenza piena del superfluo e priva delle cose veramente necessarie; si alimenta al comportamento stesso di una società che è biecamente protesa sull'utile e sul successo immediato; si basa su un esempio sovente non esaltante offerto nelle famiglie. Per far rinascere un desiderio profondo del conoscere è indispensabile una vera e propria formazione dell'anima del bambino, un'educazione alla ricerca, alla bellezza, alla spiritualità. Platone nella sua Apologia di Socrate scriveva che "una vita senza ricerca non mette conto d'esser vissuta". Proprio perché i nostri figli non sopravvivano ma vivano autenticamente è necessario mettere nei loro cuori questo seme fin da piccoli.
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