domenica 26 gennaio 2003
Ci sono giorni in cui Dio è tutto per me. Ci sono giorni in cui non è niente, come se io in quei giorni non fossi che una creatura animale o vegetale" una bestia che trema, o che canta, una pianta che non ha bisogno d'altro che d'aria, d'acqua e di sole. Ci sono giorni in cui io non ho anima. Ascolto la confidenza di una persona che ammiro profondamente per la sua intelligenza ma anche per la sua umanità e spiritualità e rimango sconcertato. Mi sta parlando del periodo che ora attraversa, un tempo di vuoto, di insoddisfazione, di aridità: «ci sono giorni - mi dice - in cui sono senz'anima». Sono, certo, sorpreso, anche se questo non incrina la mia stima. Anzi: la sincerità è un segno di grandezza d'animo. Riesco, però, a comprendere che questa esperienza - da tutti prima o poi vissuta - faccia parte della "dinamica" (come si è soliti dire) della fede e della stessa vita. Così, sono andato a cercare un passo che ricordavo, presente nel Diario di una poetessa e mistica francese, Marie Noël (1883-1967): è una rappresentazione nitida e intensa di quell'esperienza che colpisce anche i grandi maestri dello spirito (si pensi solo alla lunga fase di "aridità spirituale" attraversata e confessata da santa Teresa d'Avila). C'è un tempo in cui Dio sembra eclissarsi e tacere, simile a un imperatore impassibile racchiuso nel suo cielo dorato. È il periodo del deserto, della salita al monte Moria come Abramo o al Carmelo come san Giovanni della Croce. Pregava, allora, così Marie Noël: «Mio Dio, guardami mentre passi di sfuggita" Se ci tieni che io creda in te, dammi la fede. Se ci tieni che ti ami, dammi ancora l'amore!».
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