Sentire musica “a pieni polmoni” aiuta a sconfiggere l’eco-ansia
venerdì 12 aprile 2024
Per quanto non ve ne siano ancora definizioni scientifiche formali adeguate, siamo tutti affetti da “eco ansia”. Tutti, e in modo particolare i più giovani tra di noi, disturbati in profondità da uno stato di costante, impercettibile allarme legato alla paura degli effetti improvvisi e a getto continuo causati dal cambiamento climatico. Una condizione di malessere che sempre più ci aggredisce e ci permea, indiscriminatamente tutti, senza eccezioni, assumendo molte volte la forma di disturbi fisici, talvolta psicosomatici. La prospettiva secondo cui le condizioni del clima in mutamento e in peggioramento avrebbero avuto (nel corpo e nella mente) effetti molto dannosi sulle nostre personalità individuali e collettive era stata prospettata già una ventina d’anni fa, ma forse nessuno tra chi lo pronosticava immaginava una tale progressiva e tutto sommato rapida realizzazione delle più infauste ipotesi. Siamo spaventati, incupiti, svuotati per causa di una sensazione di pericolo globale che ci abita ben più di quanto siamo disposti ad ammettere. Che fare? Come provare a proteggersi e a curarsi dalla crescente apprensione che nostro malgrado danneggia la qualità del nostro tempo e delle nostre vite, le nostre relazioni, il nostro rapportarci alla natura e ai suoi ritmi? Il clima ci fa paura, non ci riesce più di fare affidamento su nessuna forma di previsione rispetto all’andamento delle temperature del globo; e proprio per questo, per paradosso, trascorriamo troppa parte delle nostre giornate a prevedere. A programmare, pianificare al millimetro tempi e modi, a convincerci di poter monitorare costantemente una realtà che invece ci sfugge, e che minacciosa fa irruzione spesso complicando le cose, scombinando calendari e piani. Così accade che pianificazione e caos, inversamente proporzionali, si contendano le nostre aspettative e prospettive interiori. E che ci aggrappiamo a un’illusione di progettualità nel dettaglio, là dove la realtà, specie quella della natura, non fa che disattendere le sue promesse, e disorientarci. Spiegano gli esperti che “eco ansia” è altra cosa da un’ansia generalizzata. Se questa seconda è stata vista e catalogata come un fondamentale squilibrio tra il corpo e la mente, l’“eco ansia” possiede caratteristiche meno definibili, più vaste e più fluide. Genera effetti che perché meno compresi, sono meno curabili. Almeno per il momento, non pare esserci vero rimedio alla nostra galoppante “eco ansia”. Uno però sì, esiste, ne avanza l’ipotesi la prestigiosa rivista “New Scientist”. È il rimedio di ascoltare musica. L’ascolto della musica, molta musica, placa la corsa dei pensieri, l’agitazione del corpo, il cattivo dialogo tra le due sfere, quella mentale e quella fisica. L’ascolto di buona musica, ovvero quella che prediligiamo perché più parla al nostro spirito, amplia gli orizzonti, diversifica le possibilità, espande i polmoni e lascia che il nostro ritmo interno ritrovi la necessaria lentezza per non spaventarsi troppo. Per intravedere, dietro l’assedio continuo di allarmi e di allarmismi, la maggiore quiete di una qualche soluzione, un adattamento, una cura. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI