martedì 19 aprile 2005
Anche se il mondo si sentisse estraneo al cristianesimo, la Chiesa non può sentirsi estranea al mondo, qualunque sia l"atteggiamento del mondo verso la Chiesa.
I riflettori sono ormai puntati da alcune settimane sul cuore della cattolicità e lo sono in modo quasi spasmodico in questi giorni di Conclave. L"interesse attuale che sconfina nella curiosità fin pettegola non cancella, però, un distacco che in altri momenti si consuma, attraverso la presa di distanza da molti valori proclamati da una Chiesa che rimane inascoltata. Si è persino parlato, in modo certamente sbrigativo, di epoca "post-cristiana" e qualche anima di verità c"è in questa definizione. Può, allora, sorgere una duplice tentazione, nei cui confronti ci ammonisce un grande Papa del passato, Paolo VI, nella frase che sopra ho citato.La prima tentazione potrebbe essere quella di un attacco frontale alla modernità così secolaristica, un"opposizione a vessilli spiegati e a muso duro, quasi alla maniera dei cosiddetti "fondamentalisti". L"altra tentazione è, invece, quella di rinserrare le fila e rinchiuderci in un guscio catacombale come gli eletti che saranno salvati dall"imminente catastrofe, alla maniera dei cosiddetti "integralisti". La via autenticamente cristiana è un"altra ed è stata illustrata da Gesù con l"immagine del seme o del lievito che sono immersi nella terra o nella pasta per renderla feconda. Anche se il terreno è sassoso e la pasta resistente, il seme e il lievito devono essere immersi là, se vogliono avere un senso. Come accade anche al sale che non è tutto il cibo ma che è decisivo per il cibo, secondo un"altra famosa immagine di Cristo. La Chiesa, quindi, non può e non deve estraniarsi  dal mondo, deve essere nel mondo, senza essere del mondo, immersa ma non dispersa nella storia.
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