Se i costi di produzione corrono più di quelli finali
domenica 30 ottobre 2022
In Puglia per bere un caffè gli agricoltori devono vendere tre chili di uva. Equivalenza di mercato paradossale solo in apparenza, perché effetto di quanto sta accadendo lungo la filiera agroalimentare. A sollevare il caso sono stati i coltivatori diretti pugliesi che in una nota spiegano: «Crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che vanno dal +6,5% per la frutta fino al +25,1% per le verdure ma è crisi profonda nei campi». Detto in altri termini, si sta assistendo ad un fenomeno noto da tempo tra gli economisti agroalimentari: l’apertura della forbice dei prezzi tra produzione e consumo con un aumento che, oggi, vanno da 3 a 5 volte dai campi alle tavole. Se poi a questo si aggiunge l’inflazione anche sul fronte dei mezzi di produzione (dall’energia ai concimi passando per i trasporti e la logistica), si capisce subito quanto sta accadendo: da una parte i consumatori tagliano le spese, dall’altra i coltivatori non riescono molto spesso nemmeno a coprire i costi di produzione. Le statistiche non dicono tutto, ma sempre Coldiretti ha già calcolato che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo. Con tutto quello che ne può conseguire in termini di programmazione colturale e degli investimenti, ammodernamento delle strutture, pianificazione dei mercati. Una situazione che complica non solo i conti delle famiglie e delle imprese, ma anche il raggiungimento di quella sovranità alimentare adesso tornata alla ribalta. Ancora i coltivatori diretti, hanno fatto notare come nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, siano cresciute in valore di quasi un terzo (+29%), «aprendo la strada – è il timore dei produttori –, anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare», ma anche ad un’inversione della bilancia agroalimentare con l’estero che da diversi anni continua, invece, a crescere in positivo. Inflazione e rapporti di filiera, costituiscono così ancora una volta uno dei binomi cruciali per il destino dell’agroalimentare nazionale che, sempre di più, è legato non solo a politiche diverse dal passato ma anche a rapporti tra le componenti del sistema produzione-trasformazione-distribuzione che riescano ad essere più equilibrati. Un traguardo, questo, obbligatorio da raggiungere per uno dei comparti più importanti per l’economia nazionale. © riproduzione riservata
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