mercoledì 28 febbraio 2007
Quello che una donna dice al suo amante appassionato, scrivilo sul vento, scrivilo sull'acqua. Lasciamo stare la punta di antifemminismo legata anche ai condizionamenti storici: la stessa cosa vale, infatti, e forse di più per tanti uomini falsi e infidi. Ma questa considerazione amara del grande poeta latino veronese Catullo ( I sec. a.C,) nei suoi Carmina (70, 3-4) merita un'attenzione più generale. Nelle nostre relazioni abbiamo spesso seminato illusioni, abbiamo emesso giuramenti e promesse ingannevoli, abbiamo scritto sull'acqua e sul vento, come dice il poeta con un'immagine molto efficace e incisiva. Non so più dove ho letto o sentito questa battuta: «Promettete, promettete, tanto la speranza è più viva della gratitudine». Talvolta si assicurano interessamenti vari un po' per orgoglio, un po' per togliersi dai piedi qualcuno. E forse qualche scusante ci può anche essere quando l'interlocutore è petulante, oppure rientra in quella diffusissima (in Italia soprattutto) categoria di coloro che vogliono una raccomandazione. La cosa diventa, invece, più grave nelle relazioni più profonde: non si deve illudere una persona cara mentendole; non si può sollevare in un altro un sentimento d'amore solo per il gusto di pavoneggiarsi o di farsi coccolare; non si deve ingannare il prossimo in necessità quando si è certi che poi per lui non si muoverà un dito. Ecco, allora, delinearsi una virtù spesso disattesa, la sincerità. Ieri ho proposto una riflessione sul pensare e sul dire. La riprendo anche oggi ma in questa forma suggeritami dal tedesco G.E. Lessing: «Gli uomini giusti sono sempre veritieri nella condotta e nei discorsi: non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono».
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