domenica 3 aprile 2005
Il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Questo è il testamento autobiografico che l'apostolo Paolo aveva affidato al discepolo Timoteo (II,4,6-8). Giovanni Paolo II ha ascoltato durante la sua vita tante volte queste parole e idealmente potremmo immaginare che egli, applicandole anche a se stesso, le abbia volute lasciare a noi. Le quattro immagini usate da san Paolo potrebbero, infatti, essere anche l'ideale sintesi dell'esistenza del Papa. La sua è stata appunto una vita che non ha temuto la lotta, che è stata condotta come una corsa anche spaziale attraverso un centinaio di viaggi, che è stata tutta consumata come una libagione sacrificale in cui il vino o l'olio o l'acqua dal braciere esalavano totalmente verso l'alto. Alla fine era giunto il momento di «sciogliere le vele». Il vocabolo greco usato dall'Apostolo poteva rimandare sia alla nave che dispiega le vele, dopo aver sciolto gli ormeggi che la legano a terra per inoltrarsi nel mare immenso, oppure può evocare la partenza del nomade che scioglie i teli tesi della tenda e si mette in cammino verso una nuova meta. Ma là in quel punto d'approdo c'è una sorpresa gioiosa: il Signore offre a chi l'ha amato e seguito lungo la strada stretta ed erta del Vangelo «la corona di giustizia», incorruttibile, come l'aveva già definita san Paolo. E il Papa da quell'orizzonte eterno e infinito invita ancora una volta tutti noi a seguirlo sulla via della croce e della gloria.
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