giovedì 20 marzo 2003
La pietà è l'unico modo per sfuggire all'aridità che la pratica
della riflessione crea inevitabilmente alle radici della nostra sensibilità" Sapere non prepara ad amare. È una lettrice di Levata (Mantova) a propormi questa citazione desunta dal volume Che cosa credo (Bompiani) del noto pensatore francese Jean Guitton (1901-1999). Egli s'appoggia su una considerazione di un altro scrittore, Joseph Joubert (1754-1824) che nei suoi Pensieri bollava l'aridità a cui può condurre la pura ragione, esercitata in modo esclusivo, esorcizzando ed escludendo ogni sentimento o pietà. Tutti nella vita abbiamo incontrato persone dotate di grande intelligenza ma prive di umanità. Ci sono stati nazisti intellettualmente molto acuti ma altrettanto crudeli e implacabili. Sì, perché - come conclude Guitton - il «sapere non prepara ad amare». Intendiamoci bene: anche per amare è necessaria almeno una goccia di intelligenza per non piombare nell'accecamento o nel sentimentalismo. Ma una conoscenza razionale gelida ed esclusiva può generare mostri e mostruosità. «Il Führer (o il Duce) ha sempre ragione», si diceva, e questa stolta affermazione incarnava la degenerazione di un pensiero totalitario che non sa confrontarsi, che diventa ridicolo nella sua autolatria, cioè nell'adorazione di sé, perdendo così il lume della vera ragione. «L'ultimo passo della ragione - diceva un altro grande filosofo francese, Pascal - è riconoscere che c'è un'infinità di cose che la sorpassano». E allora, ancora seguendo la lezione di Pascal, impariamo a seguire «le ragioni del cuore» e ad evitare «due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione».
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