giovedì 15 gennaio 2015




Da quando erano nati gli Antoniti, i maiali scorrazzavano per le strade di La Motte, in Francia, e la gente impazziva. Erano i maiali di Sant’Antonio, non si potevano prendere né uccidere; per distinguerli dagli altri maialini del posto giravano con appeso un campanello. Così quei porci avevano miglior sorte di tanti cristiani, proprio come oggi in certi paesi del Medioriente.
Un seguace di Hieronymus Bosch ritrae il villaggio davanti al quale domina il Santo in orazione. Un maialino pascola indisturbato davanti alla chiesa ed è il Santo a tenere il campanello appeso alla cintura. Sul lato sinistro si vede un cascinale costituito da un grande volto di donna. Si tratta di una casa di prostituzione che, scimmiottando una chiesa, annega gli uomini nel vizio. All’orizzonte, proprio accanto alla chiesa con la sua canonica, ecco divampare un grande fuoco dal quale escono demoni. Quel fuoco sembra domato dall’abito rosso di Antonio in preghiera davanti a una melagrana.Egli, che visse nel deserto fin dall’età di 18 anni, fu soggetto a grandi tentazioni che vinse applicando quell’ora et labora che diverrà famoso con San Benedetto. Ebbe anche la visione di una Chiesa umiliata dai vizi dei suoi figli. Solo la preghiera l’avrebbe salvata, così visse fino a 105 anni. Dopo la morte, i seguaci portarono via le reliquie dall’Egitto per custodirle a Costantinopoli. In seguito furono traslate in Francia, a La Motte, che prese il nome di Saint-Antoine. Giunsero nel secolo XI quando l’ergotismo, grave intossicazione alimentare dovuta al consumo della farina di segale contaminata, decimava l’Europa. La malattia, già chiamata in antico ignis sacer, fu detta fuoco di Sant’Antonio. Molti, invocando il Santo, guarivano, così nacquero gli Antoniti, religiosi ospedalieri che si occupavano di questi malati nutrendoli con carne di maiale e ungendo le piaghe con il grasso dell’animale. I maiali allevati dai frati giravano, come vediamo nel dipinto, indisturbati per le vie della città. Il falò raffigurato allude anche a una leggenda. Antonio, volendo rubare il fuoco al demonio per riscaldare gli uomini, introdusse un maialino nell’inferno che suscitò un tal putiferio da indurre i demoni a pregare Antonio di riprenderselo. Con la bestiola il Santo prese anche il fuoco mediante il quale incendiò una catasta di legna capace di riscaldare l’intero villaggio. La fama di Antonio crebbe a tal punto che neppure la riforma protestante poté spegnerla e falò, filastrocche su maiali e campanelli, continuano a ricordare all’uomo che la preghiera può più della scienza e della strategia umana.

Un dipinto di Lucas van Leyden ritrae un maialino con il campanellino appeso ad un orecchio, condotto da un gryllos, un piccolo mostro tutta testa e zampe. Il mostro, che porta il copricapo rosso della lussuria, apre un corteo di demoni viziosi che sembrano uscire dalla bocca dell’inferi. Sullo sfondo del dipinto la terra sprigiona fuoco proprio accanto a un serpente, è il segno di quell’inferno che il Santo poté varcare. Antonio veste l’abito monastico e guarda intensamente il crocefisso, dalla cui grazia scaturisce tutta la sua forza. Accanto al Santo un libro riposa aperto: è il libro della Regola che è l’attualizzazione del Vangelo nell’oggi della Chiesa. Sull’abito di Antonio riposa una grossa farfalla. Forse è simbolo della trasformazione che in tutti noi attua la preghiera, l’unica capace di risolvere tentazioni e contese. Come dice un antico detto rabbinico: se vuoi salvare il mondo, cambia te stesso. È questo il messaggio di Antonio alla Chiesa di ieri e di sempre.
Immagini:
Seguace di Hieronymus Bosch (circa 1450–1516) Le Tentazioni di Sant’Antonio,
circa 1551-1600, olio su panello cm 61,8 x cm. 79,7. North Brabant Museum Paesi Bassi Lucas van Leyden (1494–1533) Le Tentazioni di Sant’Antonio, circa 1530, olio su panell,o cm 66 x cm. 71 Royal Museums of Fine Arts del Belgio
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