giovedì 18 gennaio 2007
Cercare riconciliazione e pace implica una lotta all"interno di sé. Non è un cammino facile. Nulla di duraturo si costruisce facilmente. Lo spirito di comunione non è qualcosa di ingenuo, è allargare il proprio cuore, è profonda benevolenza, esso non ascolta i sospetti.Frère Roger, fondatore della Comunità ecumenica di Taizé, è stato assassinato nel 2005 da una persona folle mentre era in preghiera. Vogliamo mettere la sua figura dolce e serena proprio in apertura alla Settimana di preghiere per l"unità dei cristiani che inizia oggi e lo facciamo con queste sue parole sulla riconciliazione. È un dono necessario che s. Paolo, ad esempio, definisce col linguaggio giuridico-matrimoniale, quello appunto dei due sposi che ricostruiscono il loro legame ferito. Per incontrarci, nella società e nella Chiesa, è decisivo l"amore: esso non esclude la verità e il confronto di merito, ma diventa il lievito indispensabile per far ritrovare l"unità, l"abbraccio, la condivisione.Per far questo Frère Roger indica alcune scelte: prima di correggere gli altri, correggi te stesso; devi imboccare la via della pazienza e del lavoro costante; è importante allargare mente e cuore, superando ripicche e ostinazioni; bisogna vincere i sospetti, Ecco, quest"ultimo impegno merita una sottolineatura. Lo scrittore inglese settecentesco Thomas Paine nella sua opera Senso comune affermava che «il sospetto è il compagno delle anime meschine». Ti fa stringere la mano all"altro ma sempre con la riserva di tener pronta nell"altra un"arma. Purtroppo la vita moderna ci ha ormai abituati alla diffidenza, per cui il dialogo è sempre difficile e mai del tutto sincero. Le relazioni sono scandite dal dubbio e persino dalla paura. Senza essere ingenui, è però necessario «allargare il cuore» e rischiare di più nella generosità.
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