giovedì 31 marzo 2022
L a mattina dello scorso 2 febbraio, una giornata serena, finalmente il sole ce l'aveva fatta a penetrare nell'ombroso cortile di casa, e un raggio si era spinto nello studio. Che luce nuova, ho pensato, e semplicemente per quel silenzioso ingresso mi ero commossa. Come mai, mi ero chiesta, mi colpisce tanto il primo raggio nel cortile?
In realtà sembra una piccola cosa, in molti non ci fanno caso. E poi è uguale, ogni anno.
Appunto. È questa fedeltà che mi meraviglia. Questo eterno ritorno, superiore al disordine degli uomini e al loro male. Su ogni campo di battaglia, su ogni luogo di devastazione e di sterminio tornerà un giorno, a febbraio, quella luce chiara.
L' avvertono per primi gli animali, e torna la stagione degli amori. Ma, magari senza accorgersene, anche gli uomini sono contaminati da quella luce: e bruciano le sterpaglie dell'inverno, e hanno voglia di imbiancare le stanze. Che, fra mura candide, la vita possa ricominciare, pure nel peso degli anni e del dolore? (O forse, è un inganno? La natura eternamente ci spinge a vivere. È un dovere. Non si può disertare).
Eppure io voglio fidarmi, del primo raggio nel cortile. So che tornerà quando io non ci sarò più. Ma, non so come, in quella luce vivrò, allora, o la forse la berrò, come acqua sorgiva.
Quel raggio di febbraio diceva: non aver paura.
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