martedì 18 marzo 2003
Quattro cose non si possono nascondere a lungo: il sapere, la stupidità, la ricchezza e la povertà. Un amico libanese, docente di arabo all'università di Pavia, Hafez Haidar, ha ripetuto l'impresa di tradurre - anche se non integralmente (trattandosi di un'opera fluida e dalle molteplici redazioni) - quella sorta di oceano letterario che sono le Mille e una notte (ed. Mondadori). Sfogliando quelle pagine, m'imbatto in una delle tante lezioni morali, spesso affidate a proverbi, che suggellano le varie novelle. E il suggerimento che se ne ricava non è male, non tanto per la seconda coppia di realtà non occultabili, cioè la ricchezza e la povertà, essendo esse esteriormente verificabili, anche se talora c'è chi riesce perfettamente a mimetizzare opulenza o miseria. L'idea è rilevante soprattutto per le prime due realtà, il sapere e la stupidità. Basta, infatti, che uno - pur solenne e altezzoso nel suo incedere - apra bocca, e subito si denuda l'anima fatua e vacua. O al contrario, è sufficiente seguire azioni e discorsi di una persona, forse a prima vista semplice, per scoprire generosità e profondità. I "sepolcri imbiancati" di evangelica memoria sono stati certamente attrezzati a ingannare l'occhio superficiale, ma non quello penetrante. Oppure si può dire che l'inganno riesce a prevalere a lungo ma non per sempre, perché - come osservava il presidente americano Abraham Lincoln (1809-1865) - «potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo».
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