Putin judoka, l'ossimoro dello sleale aggressore
mercoledì 2 marzo 2022
«Impara il judo con Putin. La storia, la tecnica, la preparazione». È il titolo di un libro ormai quasi introvabile, pubblicato nel 2001 anche in Italia. Un manuale, che descrive quella nobile arte marziale che è anche un sistema educativo; una disciplina, il judo, che è fondata su un codice morale che richiama con rigore all'educazione e al rispetto degli altri, al coraggio del fare ciò che è giusto, alla sincerità, al controllo di sé, all'onore, alla modestia, al rispetto e all'amicizia. Perché ho iniziato così? Perché uno degli autori di quel libro è proprio “quel” Vladimir Putin: colui che ha ricevuto i suoi corrispettivi europei facendoli sedere all'altro capo di un tavolo lungo sette metri; colui che ha voluto far circolare un video in cui bullizza il suo capo dei servizi segreti Sergei Naryshkin, rimandandolo al posto come uno scolaretto che non conosce bene la lezione (video, sia chiaro, che se il capo non avesse voluto esplicitamente far vedere al mondo proprio allo scopo di dimostrare chi comanda e come tratta i suoi primi riporti, non avremmo mai visto); colui che ha ordinato un attacco militare che sta causando un'infinità di vittime, anche civili, fra cui molti bambini; colui la cui aggressione militare ha messo in fuga centinaia di migliaia di persone verso i confini del proprio Paese, lasciando alle spalle la propria famiglia, i propri affetti, la propria casa, la propria vita; colui che ha aggredito un Paese sovrano violando tutte le leggi del diritto internazionale; colui che sventola la minaccia nucleare; colui che popola gli incubi di miliardi di persone nel mondo. Proprio lui.
Insomma basta googolare il nome di “quel” Vladimir Putin insieme alla parola "judo" per vedere centinaia di sue fotografie in kimono, alle prese con combattimenti più o meno probabili, compreso quello (durante il quale si fece anche male a un dito) con il campione olimpico di Rio 2016 Beslan Mudranov.
Ieri, il romeno Marius Vizer, presidente della Federazione mondiale di judo ha revocato la presidenza onoraria da anni assegnata a Putin, il Cio gli ha ritirato l'“Ordine olimpico”, ha deciso che nessun evento sportivo si terrà sul territorio russo e che tutte le squadre e atleti russi non potranno partecipare a manifestazioni internazionali.
Il mondo dello sport, di fronte all'ossimoro del Putin-judoka, si è espresso compatto nei confronti di un uomo che sembra sempre più Adenoid Hynkel, geniale parodia interpretata, nel 1940, da Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore”. Ricordate la celeberrima scena, di oltre due minuti, in cui il dittatore gioca da solo con un grande mappamondo, accompagnato dalle note dell'ouverture del Lohengrin di Wagner? A un certo punto quel grande palloncino gli scoppia fra le mani.
Noi, il mondo occidentale, le forze democratiche, ma soprattutto quelle donne e quegli uomini (normali cittadini, giovani, meno giovani, di sport, di musica, di cultura, di impresa) che coraggiosamente manifestano in Russia contro la follia della guerra, abbiamo l'ago in mano. E se in questo momento ci sentiamo sballonzolati su e giù da un gioco folle, ricordiamoci che tutte le dittature, prima o poi, finiscono nello stesso modo. Ventidue anni sono più che sufficienti, facciamo in modo che non sia troppo tardi.
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