Povero Don Giovanni, un seduttore in nero che è impossibile amare
venerdì 30 gennaio 2015
Non aspiro a essere un competente interprete di un personaggio come don Giovanni, che secondo Ian Watt è stato, con Faust, don Chisciotte e Robinson Crusoe, uno dei miti dell'individualismo moderno. Ma la tesi del bel libro di Roberto Escobar La fedeltà di Don Giovanni (il Mulino, pagine 176, euro 16) non mi convince. Secondo Escobar il burlador di Siviglia è l'eroe della «fedeltà a se stessi, che non cede alla paura della morte, né alla prepotenza che su questa paura è fondata». Da quattro secoli lo «condanniamo alle fiamme dell'inferno» eppure lo «amiamo e ammiriamo». Non mi è mai veramente accaduto di amare né di ammirare don Giovanni. La mia familiarità con questo eroe si basa solo su Mozart- Da Ponte, Kierkegaard, Camus e il film di Joseph Losey sull'opera mozartiana. Più che la morte è interessante la vita del personaggio e si capisce presto che la morte abita fin dall'inizio la vita di quest'uomo. A non renderlo né amabile né ammirevole sono la superbia e una coerenza perfino caricaturale. Il suo sarebbe amore per la varietà e variabilità della vita? Così sembra. Ma il decentramento polimorfo del suo desiderio è solo l'altra faccia del suo accentramento protervamente maniacale. È un gentiluomo, un cavaliere, un libertino, vuole tutto e vuole comandare. Anche come seduttore è tutt'altro che infallibile. Va sempre di corsa e per questo fallisce. Vuole mettere in lista sempre nuove donne e questo è comico di per sé e non soltanto nella versione che ne dà il suo servitore Leporello.Secondo Escobar alla meravigliosa e libera varietà della vita si contrappone la marmorea e prepotente rigidità della morte. Don Giovanni sarebbe l'umanità vulnerabile ma eroica che non ha paura e non rinuncia a vivere. Può darsi. La musica di Mozart comunica tuttavia qualcosa di diverso. La spensieratezza di don Giovanni è tetra, l'ouverture dell'opera lo dice subito. Losey la ambienta, mi sembra, in una vetreria di Murano in cui ardono fiamme infernali. Insomma la mania numerica, la coazione a ripetere hanno ben poco di leggero. Don Giovanni in vita è un monolite morale come il Commendatore è nell'aldilà uomo di pietra. Vario e colorato è il mondo che gira intorno a don Giovanni, il cui colore invece è il nero. Del resto è stato lui a invitare un morto a cena. Credeva di voler vivere e voleva morire.
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