Politiche agricole Ue molto contestate ma sui prezzi arrivano segnali incoraggianti
domenica 21 gennaio 2024
C erto, non si arriverà al
punto di vedere le mucche nella sala del consiglio agricolo Ue come è accaduto il 15 febbraio 1971. E (forse) non si ripeterà la manifestazione che portò oltre 40mila agricoltori a Bruxelles nel febbraio 1999. Ma certamente che vi sia malessere e anche forte rabbia verso la politica agricola, è un dato di fatto che caratterizza buona parte delle agricolture europee. In Germania e Francia, prima di tutto, ma non solo. Perché blocchi delle strade, letame contro i palazzi di governo, varie azioni di forte contestazione si sono viste anche in Polonia, Ungheria, Romania e, qualche mese fa, nei Paesi Bassi così come, pur se limitate, ieri in Italia. È il segnale che qualcosa non va, che nuovamente si è oltrepassato un limite di sopportabilità economica.
Così, se sullo sfondo è una politica agricola europea che non piace agli agricoltori (c’è chi parla del «disagio del mondo agricolo in tutta l’Unione»), ad esasperare tutto ci sono le obiettive difficoltà di mercato per una serie importante di prodotti e fino a poco tempo fa i problemi generati sul fronte dei costi di produzione. Senza dire di quelli provocati dal clima assolutamente imprevedibile e, in questi giorni, non solo da due guerre ma da crisi improvvise come quella del Mar Rosso. A tutto questo si aggiungono problemi più specifici che hanno scatenato in più parti le proteste.
Tensione, quindi, che sempre di più rischia di sfociare in manifestazioni anche violente. Anche se alcuni dati oggettivi parrebbero indicare miglioramenti di fatto. Le prime stime degli indici dei prezzi agricoli per il 2023 indicano per esempio un cambiamento rispetto ai forti aumenti che avevano caratterizzato il 2021 e il 2022. Stando ad Eurostat, nel 2023 il prezzo medio dei beni agricoli europei nel loro complesso è aumentato del 2% rispetto al 2022, mentre il prezzo medio dei beni e servizi consumati in agricoltura è diminuito del 5%. Certo, occorre guardare oltre ai dati generali. Mentre per alcuni prodotti (olio di oliva, suini, uova) gli aumenti sono stati a due cifre percentuali, per altri (cereali) il tracollo è stato enorme fino a sfiorare il 30%. Per contro, il prezzo medio dei fertilizzanti è diminuito del 23%, ma quello dei fitofarmaci è salito del 9%, così come quello delle sementi e del materiale da moltiplicazione. Tutto senza dire, almeno per l’Italia, dei grandi successi mondiali delle nostre produzioni. Ma quindi che cosa fare? In Italia, Confagricoltura ricorda che «un cambio di rotta è indispensabile anche a Bruxelles» e sottolinea che nel Regno Unito si è deciso di aumentare del 10% i trasferimenti pubblici agli agricoltori. Coldiretti sottolinea l’importanza del raddoppio dei fondi dal Pnrr ma insiste sempre sulla tutela assoluta delle produzioni tipiche e sulla funzione irrinunciabile degli agricoltori per il territorio e l’ambiente. Cia-Agricoltori Italiani ricorda come «nessun settore agricolo è indenne dalla crisi ormai diffusa e generalizzata, tra emergenze geopolitiche, climatiche e fitosanitarie». Più in generale, c’è da pensare che i temi agricoli e alimentari possano essere cruciali anche in vista delle prossime elezioni europee. © riproduzione riservata
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