Peste suina: stanziati 50 milioni per i ristori
domenica 23 gennaio 2022
Cinquanta milioni per soccorrere gli allevatori suinicoli alle prese con la Psa, la peste suina africana. Lo ha deciso il governo inserendo lo stanziamento nel decreto legge Ristori ter. È una boccata d'ossigeno importante per uno dei comparti più preziosi dell'agroalimentare nazionale, i cui allevamenti sono bloccati nelle aree contaminate per fronteggiare il possibile dilagare di una delle malattie più contagiose e pericolose con cui la zootecnia può aver a che fare.
Gli aiuti arriveranno, ha spiegato il ministero per le Politiche agricole in una nota, attraverso due fondi denominati, rispettivamente, "Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza" con una dotazione di 15 milioni di euro per il 2022 e destinato al rafforzamento degli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, e "Fondo di parte corrente per il sostegno della filiera suinicola", con una dotazione di 35 milioni di euro sempre per il 2022 e destinato ad indennizzare gli operatori della filiera danneggiati. Sarà lo stesso ministero a stabilire le modalità di quantificazione dei contributi «a ristoro dei danni subiti dalle aziende». Tutto, però, dovrà rientrare nei limiti stabiliti dalla UE per gli aiuti di Stato. La ripartizione dei fondi avverrà con successivi provvedimenti. Non si tratta, quindi, di soldi "subito pronti", ma la scelta di inserire gli aiuti nel primo provvedimento disponibile è già qualcosa per il comparto che vale la bella cifra di 1,5 miliardi solo per quanto riguarda le esportazioni e che costituisce una delle punte di diamante dell'intero agroalimentare nazionale.
Oltre che l'attenzione sui tempi, la filiera suinicola nazionale ribadisce che «ad oggi nessun maiale è stato contagiato in Italia dalla Psa che può essere trasmessa dai cinghiali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani e nessun problema riguarda la carne». Intanto però, la Regioni interessate (come il Piemonte) stringono le maglie della rete di prevenzione. Mentre i produttori ribadiscono che quanto accade oggi è comunque frutto di una disattenzione del passato verso il problema del contenimento degli animali selvatici nelle aree agricole, primi tra tutti i cinghiali. E non solo. È di questi ultimi giorni il caso, in Toscana, del dilagare dei lupi che fanno man bassa delle greggi di pecore ma spesso anche di bovini. Si ripropone così uno dei temi di fondo dell'agroalimentare: grande qualità della produzione che deve comunque fare i conti con le particolari condizioni nelle quali si svolge.
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