sabato 17 luglio 2004
Passan vostre grandezze e vostre pompe,/ passan le signorie, passano i regni:/ ogni cosa mortal Tempo interrompe. Quest'anno si celebra il settimo centenario della nascita di Francesco Petrarca, poeta di Arezzo e uno dei grandi della letteratura europea. Sì, perché i suoi sentimenti e la sua visione del mondo hanno segnato profondamente la figura dell'uomo occidentale, anticipando prospettive dell'era moderna. Abbiamo voluto ricordare anche noi questa data attingendo tre versi ai suoi Trionfi, poema in volgare in terzine, nella sezione dedicata al tempo. La riflessione moralistica sulla calata del tempo nei confronti del potere, delle ricchezze e della gloria demolendo e annientando, è senz'altro scontata. Eppure non trattiene l'umanità dall'ingordigia nei confronti di quelle realtà, una fame che non conosce remore fino al punto di approdare alla violenza. Ecco, allora, la domanda: perché siamo così insensati come il ricco della parabola di Cristo che, dopo aver accumulato fortune immense, si avvia verso la fine? La risposta la danno in molti, teologi, psicologi, sociologi, filosofi che rimandano alla paura della morte, perciò finiamo per illuderci di salvarci aggrappandoci alle cose come a una rupe sicura o a un idolo salvifico. Sta di fatto che il tempo intanto avanza come "un vorace cormorano", secondo la celebre definizione del shakesperiano re Ferdinando nelle Pene d'amor perdute (I, 1). Proviamo in questo giorno di quiete a immaginare cosa sarà di noi fra un secolo: forse si allenterà la nostra smania di possesso e di successo, e crescerà in noi il desiderio dei tesori dello spirito che non periscono.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: