sabato 11 agosto 2012
«I francesi hanno un modo di dire per situazioni del genere. Quei bastardi hanno un modo di dire per tutto, ed è sempre giusto. "Dirsi addio è un po' come morire"» Il detto «partir c'est mourir un peu» è divenuto presto un luogo comune di certo sentimentalismo drammatico che appartiene a un aspetto facile e scontato della cultura francese: certi film dove piove sempre a Parigi, gli amanti si lasciano e Pierrot piange. Un clima sentimentale da chansonier che, abusato, può suscitare ironia: non dimenticherà mai, chi ha più di trent'anni, il «Partir c'est mourir un peau» di Riccardo Pazzaglia nel salotto geniale di Arbore in "Quelli della notte". Ma Raymond Chandler, il supremo autore di gialli, il creatore del detective Philip Marlowe, riscrive il detto rendendolo immediatamente tragico. Non «partire», ma «dirsi addio» è un po' come morire. E infatti dirsi addio significa lasciarsi per sempre, o chiudere per sempre una relazione che non potrà mai più riproporsi nella forma in cui è vissuta. Allora è una parte di noi che se ne va, fisicamente qualcosa di me muore per sempre. Perdere un altro, se conosci amore, significa perdere un pezzo di sé stesso, definitivamente. Perché incontrare un altro significa diventare parte di lui e farlo parte di te. Questo ci insegna il grande, duro e romantico detective Marlowe.
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