martedì 24 settembre 2002
Amo assai la solitudine. Il tempo mi sembra che sfugga rapidamente e mai averne a sufficienza per pregare. Leggo poco anche perché, aprendo il libro, mi trovo, dopo breve lettura, profondamente raccolto, ché da lettura diventa orazione. Ieri per la prima volta nella liturgia si è celebrata la memoria di san Pio da Pietrelcina. Poiché il giornale non era in edicola, rimandiamo a oggi il nostro ricordo con questa citazione dai suoi scritti, desunti dal "Breviario Bompiani" dedicato a Padre Pio. Il suo è sempre un dettato semplice ma tutt'altro che semplicistico. Basti questa piccola nota sull'amore per la solitudine, popolata di preghiera e di lettura che si trasfigura in orazione. E' un desiderio di silenzio, spesso ritagliato con fatica dalla continua "aggressione" delle folle che volevano incontrarlo e ascoltarlo. All'interno di questa oasi, assai sospirata, non c'è però solo pace e serenità. Egli ancora scrive: «Povero me! Non posso trovare riposo; stanco e immerso nell'estrema amarezza, nella desolazione la più disperata, nell'angustia la più angosciosa"». La santità non è, dunque, quiete olimpica o beata indifferenza; essa comporta lotta e tormento. E questo è di conforto per tutti coloro che percorrono la via, irta di pietra, delle prove. «Non temere - continua il santo - io ti farò soffrire, mi va ripetendo Gesù. Desidero che la tua anima con quotidiano e occulto martirio sia purificata e provata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, alle persone a te più care di affliggerti».
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