sabato 26 febbraio 2022
L'Operazione Zeta in Ucraina prosegue, poderosa. Che voglia dire quella “Z” stampata sul retro dei blindati russi, non si sa bene. Lo sanno solo i carristi che stanno raggiungendo Kiev e vorrebbero percorrerne, padroni, le strade. Nelle foto molti quartieri sono sventrati dai missili. Un grande caseggiato popolare è nero di fumo, le finestre infrante. Su un balcone crollato è rimasto un annaffiatoio azzurro. Sono questi piccoli particolari che danno il senso della tragedia: centinaia di migliaia di vite ribaltate in una notte. La quotidianità interrotta come una ferrovia spezzata da una frana. Accade anche nei terremoti. A Onna, in Abruzzo, nel 2009 i tricicli abbandonati nei cortili, il bucato rimasto steso ad asciugare colpivano quasi più delle macerie: frammenti di vita, e così strazianti. Ma questa volta è la guerra - questa volta, è l'uomo. Sfilano lividi i camion “Z”, sapendo bene dove andare. La gente di Kiev invece va esattamente dall'altra parte, in code interminabili, su treni stracolmi. Trascinano pesanti bagagli e tengono per mano i bambini. I quali a loro volta stringono ostinatamente un orso, un coniglio di peluche. Sono già profughi: sanno che si può portare con sé solo una cosa. E la casa, gli amici, e i nonni? Operazione Zeta. Nei treni stracarichi forse una grazia è il sonno, che incanta e inganna: non è vero, bambino, non è successo niente, è stato solo un brutto sogno.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: