Oltre l'estetica l'etica del vero dandy: rivoluzionario senza rivoluzione
sabato 28 marzo 2009
Mi rigiro tra le mani senza decidermi, dandysticamente, a leggerlo con metodo un minuscolo elegante saggio narrativo di Antonio Debenedetti intitolato L'ultimo dandy (Manni, pp. 31, euro 5). È una sorpresa anche per me, che dell'autore so abbastanza. Il suo fascino è che non si sa da dove nasca. Si tratta di un'operetta morale in cui la morale è fondata sull'estetica. O meglio è mascherata da estetica. «Dalle lettere e dal diario del signor M.» Antonio Debenedetti ricava un ritratto-racconto misterioso e cristallino, inquietante e delizioso: con le caratteristiche, cioè, che il dandy in effetti ha. Il dandy infatti è un autentico eroe e mito moderno, nel quale si incontrano il filosofo cinico-stoico-epicureo e l'asceta della pura forma, che elimina l'inessenziale senza dire che cos'è essenziale. Sto cercando delle definizioni. Ma è meglio che smetta, dato che c'è tutto nelle brevi pagine di Debenedetti. Basta citare qualcosa, alleggerendo ulteriormente la perfetta leggerezza del testo.
Per esempio: «1) Il vero dandy ignora gli snob e ha un'idea capricciosa delle classi sociali. 2) I dandy si sentono diversi tanto dai cosiddetti diversi che dai persecutori della diversità. 3) La vita sociale per il dandy ha la fragile e avventurosa incorporeità dei sogni (") 4) Il dandismo non è aristocratico. È una conquista ascetica, un'acquisizione raggiunta per negazione non un privilegio dinastico. Spoglia non veste. Si cancella e non lascia eredi. 5) Il dandy ama l'ordine sociale, detestando però le leggi e i loro tutori. Vivere con indifferenza questa contraddizione fa del dandy un rivoluzionario senza rivoluzione». Per andare avanti come si dovrebbe, dovrei trascrivere fino all'articolo 42 del codice dandystico. Ma a cosa si arriverebbe? Si arriverebbe all'autocancellazione, all'inconsistenza: ultima meta del dandy. Senza dubbio la tradizione del dandy viene più dall'etica antimetafisica e antisistematica greco-romana che da quella giudaico-cristiana. Eppure c'è nel cristianesimo una teologia negativa che rifiuta di definire Dio, origine e meta di tutto. Ma qui mi fermo.
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