Occhi aperti
venerdì 21 marzo 2025
Da giovane studente di storia ho avuto l’occasione di fare da guida turistica nella splendida basilica di Vézelay, capolavoro dell’arte sacra medievale in Borgogna. Davanti al piccolo portale sud, dove sono scolpite le scene dell’infanzia di Cristo, avevo l’abitudine di interrogare maliziosamente i turisti: «Quanti re magi vedete?» – «Tre», invariabilmente rispondevano. Io insistevo: «Non vi chiedo “Quanti sapete che sono?”, ma: “Quanti ne vedete?”». A quel punto mi rispondevano, imbarazzati, che ne vedevano ben cinque, e non tre come avevano imparato al catechismo (perché, dopotutto, il Vangelo non precisa il loro numero). Ripenso spesso alla difficoltà di vedere quanto abbiamo sotto gli occhi quando torno a sentire questa beatitudine di Gesù: «Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano» (Mt 13,16). È proprio così difficile vedere e ascoltare, quando si hanno occhi e orecchie? Più di quanto non si creda: il nostro cervello è fatto in un modo tale che seleziona le informazioni in funzione delle sue aspettative, e che non esita a scartare i dati che fatica a comprendere. Eppure, la felicità non va cercata in mondi ben ordinati, ma immaginari: essa conosce un solo regno, quello del reale, al quale dobbiamo sforzarci di guardare perché è solo lì che Dio si rivela. © riproduzione riservata
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