sabato 23 luglio 2016
Il Natale e la Pasqua sono il Polo Nord e il Polo Sud della liturgia cristiana: la nascita e la resurrezione del Figlio dell'uomo. Mia madre, ormai rimasta sola e anziana, continuava la tradizione di sempre, che noi cucinavamo un po' ad uso domestico. Non c'era una data esatta per realizzare il presepe. Una scatola, sempre meno bianca di anno in anno, conteneva le poche statuine ancora in gesso, ritinteggiate con l'acquerello già durante la mia infanzia. Era sicuramente un presepe del nord; le statuette avevano l'abbigliamento che avrebbero potuto avere i protagonisti dei Promessi Sposi o quelli della lunga poesia di Guido Gozzano: La notte santa. Di solito, dopo l'Epifania, arrivati i Re Magi, la sacra rappresentazione può essere revocata. Non così da noi. L'affetto per questo piccolo presepe era tale da farcelo conservare fino a carnevale. Chi veniva a casa nostra se ne meravigliava, sorridendo per la liturgica stravaganza. Si arrivava così di fioritura in fioritura, nell'orto, ai giorni della Pasqua. Le uova sode, sbucciate e divise a metà per il lungo, formavano delle barchine. In ognuna veniva conficcata, verticalmente, una foglia d'ulivo .Più che alle imbarcazioni del Verga, mi facevano pensare a quelle di Cafarnao, dove il nerboruto Pietro faceva il suo mestiere.
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