venerdì 4 giugno 2021
Ma prima di questi giorni non c'era salario per l'uomo né salario per l'animale, non c'era sicurezza alcuna per chi andava e chi veniva (…) Ora invece verso questo popolo io non sarò più come sono stato prima. Oracolo del Signore degli eserciti. Ecco il seme della pace: la vite produrrà il suo frutto, la terra darà i suoi prodotti, i cieli daranno la rugiada: darò tutto ciò al resto di questo popolo». A differenza di quanto solitamente non si faccia la speranza non si esprime in un ritorno al passato ma in un mutamento radicale. Non idealizza il tempo andato ma lo vede con lucidità, ne svela tutte le spaccature auspicando qualcosa di migliore. Quando Zaccaria pronuncia l'oracolo in lettura gli ebrei si trovano ancora come in un tempo interrotto - quello dell'esilio - sospesi nell'attesa di un ritorno. Ma il profeta li invita a riflettere su ciò che accade, promettendo, da parte di Dio, che Egli stesso non sarà più come prima. Il presente si tramuta già in "prima": quando c'era insicurezza e disagio economico per tutti, umani e bestie. Ma anche il "dopo" è già qui, nelle dita di un futuro che porta frutti di nuova pace, nell'acqua di rugiada che i sogni versano sul sonno leggero del mattino.
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