domenica 7 maggio 2006
Coloro che non s'adeguano sono il sale della terra, sono il colore della vita, condannano se stessi all'infelicità, ma sono la nostra felicità. Sono spesso aforismi forti quelli raccolti nel volume Un regno di matite (Adelphi 2003). A comporli è stato l'originalissimo scrittore bulgaro di lingua tedesca, ebreo di origine, Elias Canetti (1905-1994). Ne abbiamo scelto uno particolarmente efficace. Il pensiero, un po' liberamente, può andare anche a Gesù di Nazaret, uno che non si è certo adeguato all'onda corrente: non per nulla il suo approdo fu la croce e non per nulla egli aveva richiesto al suo discepolo di essere «il sale della terra» e non tanto un dolcificante. Adeguarsi alle circostanze così da non avere guai, anche a costo di tradire i propri ideali e sporcarsi la coscienza è, purtroppo, la grande tentazione. È famoso il detto di Leo Longanesi secondo il quale la bandiera italiana dovrebbe recare questo motto: «Tengo famiglia!». L'arte del compromesso si trasforma in compromissione, la coerenza è calpestata, la ricerca della scusante è sistematica. Vorrei, però, mettere l'accento su un altro aspetto della frase di Canetti. Chi non s'adegua al luogo comune, all'imperativo fasullo, all'illusione e alla falsità si condanna all'infelicità, all'emarginazione e persino alla beffa. Ma, continua lo scrittore, costui causa la nostra felicità. È, questo, infatti il valore della testimonianza del giusto che, certo, è come una spina nel fianco, ma la sua presenza può risultare alla fine benefica, facendo rinascere in altri il senso morale e il sussulto della coscienza. Ed è così che egli permette a noi più deboli di ritrovare la via dell'autentica serenità, quella che fiorisce dalla pace interiore.
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