venerdì 10 gennaio 2003
Quei prudenti che s'adombrano delle virtù come dei vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi. Prendo tra le mani i Promessi Sposi, li apro e mi imbatto in una di quelle folgoranti riflessioni morali che costellano quelle pagine. È, questa, una bella sferzata contro l'ipocrisia di molti benpensanti, convinti di essere "equilibrati" e di avere buon senso da vendere a tutti. Non è detto, infatti, che "il mezzo" coincida necessariamente con la perfezione, l'equilibrio, la ragione. Tra bene e male, giusto e ingiusto, vero e falso non c'è via di mezzo che tenga. Caso mai, sarà compito serio e faticoso il discriminare e il definire con genuinità ciò che è bene, giusto e vero. Ma la nota di Manzoni aggiunge una pennellata gustosa. Per questi ipocriti assertori del giusto "mezzo", la verità è che essi la scoprono e la teorizzano non "in sé" ma laddove "stanno comodi". Se si scava sotto le loro "prediche", si riesce a intuire che essi vogliono convalidare il vantaggio che ottengono, l'utilità che traggono, l'egoismo che li soddisfa. È, allora, necessario smascherarli in questo equivoco o inganno morale, ma per riuscirci bisogna essere liberi e lindi interiormente, secondo il celebre motto di Cristo sulla pagliuzza e sulla trave. È facile, infatti, che al falso "giusto mezzo" propugnato da altri e da noi osteggiato ne sostituiamo uno alternativo, modellato però a nostro vantaggio e a nostra comodità. L'egoismo e l'orgoglio sono sempre in agguato nel cuore di tutti.
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