sabato 4 giugno 2005
Quando avremo quarant'anni altri uomini e più validi di noi ci gettino pure nel cestino come manoscritti inutili.
Qualcuno oggi dirà di me: "Cosa mai gli è venuto in mente per proporre una frase così brutale e insensata?". È vero: ho esitato prima di proporla dopo averla trovata nella recensione di un'opera intitolata Il secolo dei giovani (ed. Donzelli). A scriverla è stato un autore stravagante e provocatorio, quel Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) che fu il fondatore del futurismo e che non esitò a celebrare la retorica bellicista e nazionalista ma anche ad aggredire alcuni valori tradizionali. Tuttavia, lasciando perdere il particolare della frontiera dei quarant'anni, c'è una riflessione che si può utilmente estrarre anche per noi, lontani dal fascismo e dall'enfasi degli anni in cui visse Marinetti.In una società che esalta il benessere fisico, la bellezza esteriore, i "palestrati" e il silicone, l'attivismo e la frenesia nel fare e nel godere, è facile essere gettati nel cestino se si è appena un po' avanti negli anni o inetti o malandati. Certo, ci sono ricoveri e ospizi, anche di lusso, ci sono agenzie di sostegno e norme di tutela per disabili e per vecchi, ma c'è anche la fredda percezione che queste persone sono solo un peso a cui si destinano molti fondi ma poca comprensione, vicinanza, amore. Detto questo, vorrei però aggiungere un codicillo realistico: bisogna che anche l'anziano e il malato siano coscienti del loro limite e non diventino pedanti, pretenziosi, acrimoniosi. Anche questo è un segno di dignità.
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