domenica 9 ottobre 2005
«O Signore, concedici una moratoria di una settimana dalle idiozie che ardono dappertutto e fa' che una neve immacolata raffreddi queste menti surriscaldate e diluisca le tossine che avvelenano i nostri giudizi. Facci riprendere fiato, Dio misericordioso!». Tutte le persone sensibili e sagge dovrebbero - nell'attuale situazione - elevare questa preghiera a Dio nel cuore della notte. È morto qualche mese fa nel Massachussets a 90 anni: Saul Bellow, figlio di ebrei russi emigrati in America, Nobel della letteratura nel 1976, nei suoi romanzi ha affrontato anche temi di interiorità ma non mai svelato particolari interessi religiosi. Mi incuriosisce, perciò, questa sua preghiera che trovo citata in un saggio che lo commemora. Preghiera un po' speciale ma del tutto necessaria perché è arduo non condividerne il contenuto. Sfogli i giornali, accendi il televisore, ascolti i discorsi nei vagoni di un treno o di una metropolitana e, senza voler fare gli schizzinosi o gli esseri "superiori", si rimane abbagliati da tanta stupidità. Sono belle le due immagini contrastanti delle menti surriscaldate da tanto eccesso di banalità, chiacchiere, vacuità, e del lenzuolo di neve fresca e candida da stendervi sopra per raffreddare una simile produzione frenetica di idiozie. Ecco, quel velo è il simbolo del silenzio e della riflessione: ne abbiamo tutti bisogno per diluire la febbre che pervade cervello e anima, per vaccinare lo spirito dalle tossine della superficialità e dell'insensatezza, dell'insulsaggine e della volgarità. L'ho citato altre volte, ma mi piace troppo per non ripeterlo il famoso detto giudaico: «Lo stupido dice quel che sa, il sapiente sa quel che dice!».
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