venerdì 12 ottobre 2007
Meravigliarsi di tutto è il primo passo della ragione verso la scoperta.
Usando questo motto come una sorta di emblema per la sua ricerca il celebre scienziato francese Louis Pasteur (1822-1895) riuscì a gettare le basi della moderna microbiologia e immunologia. Così è avvenuto anche per tanti altri studiosi che hanno conservato, accanto al rigore della loro razionalità, anche la freschezza della loro capacità di stupirsi di fronte alle sorprese dell'essere e dell'esistenza. È, questa, una dote che è necessaria anche per la fede e per l'amore. Credere è entrare in un orizzonte ove la ragione è necessaria
ma non sufficiente. Devi capire ma al tempo stesso scoprire percorsi inattesi che ti conducono verso mete mai scontate e sempre aperte a nuovi territori dello spirito.
Similmente quando si ama, non si può ridurre tutto a un programma o a un calcolo. C'è sempre l'imprevisto, anche amaro e lacerante, ma c'è pure la sorpresa piena di luce, di gioia, di bellezza. La
nostra vita acquista un sapore diverso quando si diventa capaci di rimanere affascinati davanti alla bellezza, di sostare a contemplare un paesaggio, di stare in ascolto di una musica. Ho avuto occasione in passato di citare una frase dello scrittore inglese Chesterton: «Il mondo perirà non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia». La brutalità del capo chino soltanto su interessi immediati, sulle banalità o sulle cose da possedere spegne non solo la poesia ma la stessa vita dell'anima.
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