Ma una mutazione c'è stata davvero dopo la scomparsa dei grandi del '900
sabato 17 novembre 2012
Santi, Sultani e Gran Capitani in camera mia: è questo il titolo della mostra di "Inediti e ritrovati dall'Archivio di Elsa Morante", a cura di Giuliana Zagra. Questa mostra della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, inaugurata il 26 ottobre scorso, resterà aperta fino al 31 gennaio prossimo. Dal 2007, quando gli eredi Carlo Cecchi e Daniele Morante hanno consegnato alla biblioteca le carte della scrittrice rimaste in loro possesso, è possibile consultare tutta la produzione letteraria della Morante: i primi quaderni con filastrocche, disegni, favole, storielle e altri testi, fra cui un taccuino con annotazioni scritte poco prima della sua morte.Nella nota introduttiva al catalogo, Goffedo Fofi insiste sulla gravità della scomparsa di una generazione di scrittori senza i quali la nostra letteratura sembra aver perso non solo la qualità e l'eccellenza artistica e intellettuale, ma soprattutto l'ispirazione morale, politica, religiosa. Nel 1985 scomparvero Calvino e la Morante. Dieci anni prima la morte di Carlo Levi e Pasolini. Più tardi, Moravia, Sciascia, Primo Levi, Volponi, Fortini, la Ortese, la Rosselli, Giudici e Zanzotto. Senza dimenticare quattro poeti cosiddetti "postmontaliani" fondamentali, come Sereni, Caproni, Bertolucci, Luzi.Effettivamente una mutazione c'è stata. La fisionomia dello scrittore è cambiata e il sistema letterario attuale, affollatissimo, sembra che non lasci posto alla memoria di un passato che risale soltanto a venti o trent'anni fa.Della Morante si parla ormai come di uno dei maggiori scrittori del Novecento per la complessità letteraria e l'apertura di orizzonti culturali. Ma la suggestione di questo catalogo viene soprattutto dal mondo infantile della scrittrice, dalla sua precocità, dalle origini e radici remote della sua narrativa. Questo può sembrare un dato ovvio, ma non va dimenticato: nella sua opera l'infanzia è protagonista. Fra i grandi autori italiani, non solo del Novecento, la Morante è quella che ha preso più sul serio l'infanzia: l' ha amata, difesa e perfino idoleggiata, fino a mostrare la tragedia della sua cancellazione dalla logica del mondo adulto.
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